La rivolta di gennaio

 

Una cosa mai vista, almeno negli ultimi anni. Sei giorni in fila di sciopero studentesco, la piazza piena di giovani adirati, scontenti, indignati, determinati.

Dall’ Enriques è partita una protesta contro la mancanza di aule che aveva fatto scattare i doppi turni.

Che cosa è successo?

La succursale di via Calafati dove alcune aule dovevano essere collocate si è rivelata non idonea dal punto di vista della sicurezza, così la presidenza ha dovuto decidere all’ultimo momento per i doppi turni pomeridiani,cosa insostenibile per gli studenti dati gli impegni extrascolastici di vario tipo, da quelli sportivi alle varie attività che ognuno ha scelto.

Da qui la protesta è partita lunedì 7 gennaio e cresciuta di giorno in giorno con cortei sempre più numerosi che hanno messo sotto assedio la sede della provincia.

Con il passare dei giorni alla mobilitazione si sono unite altre scuole cittadine fino alla manifestazione del sabato che ha visto la presenza di studenti provenienti da varie città della Toscana .

Risultati: siamo riusciti a ottenere la prosecuzione di aule precedentemente in affitto a Porta a Mare, cosa che ha determinato il ritorno all’orario mattutino.

La situazione non è però risolta perché devono essere assicurati lavori di ristrutturazione della sede di via Calafati e fino ad allora una soluzione che ci consenta di arrivare a fine anno scolastico.

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Foto di: Bernardo Migone e Leonardo Ghelardi

auguri di natale

CON I MIGLIORI AUGURI DI BUON NATALE  5B+5E

 

TRE MOTIVI PER DIRE CHE GESU’ ERA PORTORICANO:

Si chiamava Jesus.

Aveva costantemente guai con la legge.

Sua madre non era sicura di chi fosse suo padre.

TRE MOTIVI PER DIRE CHE GESU’ ERA GRECO:

Parlava gesticolando.

Beveva vino ad ogni pasto.

Lavorava nel settore delle costruzioni.

TRE MOTIVI PER DIRE CHE GESU’ ERA NERO:

Chiamava tutti “fratello”.

Non aveva un indirizzo fisso.

Nessuno lo voleva assumere.

TRE MOTIVI PER DIRE CHE GESU’ ERA CALIFORNIANO:

Non si tagliava mai i capelli.

Era sempre scalzo.

Ha inventato una nuova religione.

TRE MOTIVI PER DIRE  CHE GESU’ ERA ITALIANO:

Ha vissuto in casa fino a 33 anni

Era convinto che sua madre fosse vergine.

Sua madre era convinta che lui fosse Dio.

E LA PROVA INCONFUTABILE CHE ERA LIVORNESE:

A forza di fare surf imparò a camminà sull’acque

All’ultima cena si mise a cantà “Brindisino alè alè alè”

Quando non andava scalzo portava l’infradito

 

………tanto per sottolineare la forza di sterotipi e discriminazioni……….

AMAZON- un braccialetto che pesa come una catena

Il caso Amazon ha fatto molto scalpore: il colosso americano e-commerce avrebbe ottenuto due brevetti per un tipo particolare di braccialetti wireless da applicare ai lavoratori con l’obiettivo dichiarato di aumentare la produttività. I dispositivi sarebbero in grado di monitorare con precisione dove si mettono le mani, emettendo vibrazioni per guidare e dirigere tutti i movimenti. Il prossimo step, suggerisce il brevetto, è l’automazione totale dei processi: come dire lavoratori trasformati in macchine controllate.

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Tipico lavoratore Amazon durante l’orario di lavoro

Sulla questione sono scattate ovviamente molte polemiche, perché il braccialetto è pensato per rendere il lavoro più efficiente ma di fatto rappresenta anche una forma di controllo che metterebbe a rischio la privacy del lavoratore.
Tuttavia Amazon si è già guadagnata la reputazione di una società che trasforma i dipendenti in robot umani e qualcuno ha già denunciato che già adesso, anche senza il braccialetto elettronico, ogni minimo spostamento è tracciato e le condizioni di lavoro sono pessime
Nella fabbrica i lavoratori non vengono chiamati operai ma sono divisi in: picker se devono prendere la merce dagli scaffali e packer se la devono impacchettare. Percorrono dai 17 ai 20 chilometri attraverso lo stabilimento a movimentare merci e pacchi. Fino a qualche anno fa, sul palmare dei dipendenti di Amazon c’erano quattro vite accese. Come quattro vite dei videogiochi. Ogni volta che il lavoratore commetteva un errore o ritardava lungo il percorso, il palmare se ne rendeva conto, suonava e cancellava una vita. Dopo quattro errori, si veniva convocati dal caposquadra.
Volendo fare del sarcasmo potremmo dire che, una volta introdotto il bracciale, il rischio errori verrà abbattuto e il rigido controllo potrà avere uno scopo preventivo, evitando sanzioni o addirittura licenziamenti. Ma quella che per noi sarebbe una battuta forse è proprio la giustificazione del provvedimento secondo la logica aziendale; logica aziendale che evidenzia metodi da brivido, applicando ai lavoratori dispositivi consuetamente pensati per contrastare crimini. Come se sbagliare la collocazione della merce su uno scaffale fosse un crimine.
Da qui le proteste verso il bracciale, proteste che condividiamo pienamente.

Femminicidio e cultura della violenza

Femminicidio: “Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.
Questa la definizione che descrive una tragica realtà.

Oltre cento donne in Italia, ogni anno, vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amarle. E’ una vera e propria strage. Ai femminicidi si aggiungono violenze quotidiane – quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, le donne che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso- violenze che, se non fermate in tempo, rischiano di fare altre vittime: sono infatti moltissime le donne molestate, perseguitate, fatte oggetto di stalking, aggredite, picchiate, sfregiate.
Anche nel 2017 la media è di una vittima ogni tre giorni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia. Da notare che, aldilà di ogni strumentalizzazione xenofoba, il 74,5 per cento degli assassini hanno nazionalità italiana.
Anche Livorno non è immune dal fenomeno. Lo scorso 13 febbraio un uomo ha ucciso l’ex moglie a coltellate e poi si è tolto la vita. L’ex coniuge era stato più volte denunciato e aveva anche da poco terminato un periodo di arresti domiciliari per stalking. Ha deliberatamente cercato la ex moglie, madre delle sue due figlie, sul luogo di lavoro e l’ha uccisa.
Il femminicidio è la punta dell’iceberg delle tante violenze quotidiane.
Alla base delle violenze sulle donne c’è una concezione della relazione affettiva intesa come forma di possesso e di dominio sull’altro, un dominio esercitato dall’uomo sulla donna, secondo la mentalità patriarcale presente nella società. Una concezione che troviamo nella vita quotidiana, che troppo spesso diamo per scontata, che riteniamo innocua, che spesso è considerata addirittura una espressione di amore e di attenzione. Amore non significa controllo, possesso, dominio. Amore non significa violenza. Amore non significa morte.

A proposito di memoria

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E’ da poco trascorsa la giornata della memoria:Tanti numeri e tante figure, ma quelle di cui si parla meno sono i triangoli rosa e neri :100.000.persone omosessuali condannate all’omocausto voluto dal regime nazista.

Pagine e pagine nei libri di storia parlano delle leggi razziali e delle discriminazioni che hanno infestato l’ultimo secolo, ciò che non raccontano e di cui nessuno si è occupato fino agli inizi degli anni ’80, sono le vittime di quello che in tempi recenti è stato definito “Omocausto”, la persecuzione e lo sterminio di migliaia di omosessuali. Per un regime che si proponeva di perpetuare la razza ariana destinata a dominare il mondo i rapporti omosessuali erano considerati sterili ed egoistici in quanto non finalizzati alla riproduzione. Anche per loro ci fu la “soluzione finale”.
Il fascismo pur aderendo alle leggi razziali non prese parte alla persecuzione degli omosessuali poiché ciò avrebbe significato ammettere l’esistenza del fenomeno in un’Italia dove il modello maschile era caratterizzato da virilità assoluta e quello femminile da fertilità e riproduzione.